Il San Matteo del Ghiberti

La perdita e il recupero della fusione a cera persa

La fusione in bronzo con la tecnica della cera persa si era persa con la caduta dell’impero Romano, tanto che nel medioevo la scultura era eseguita esclusivamente in marmo e in pietra, ed anche le rare porte bronzee venivano fatte fondere a Costantinopoli, dove i Bizantini avevano mantenuto, in parte, le conoscenze di questa tecnica.
Sono stati i primi artisti rinascimentali fiorentini a risperimentare la tecnica della fusione a cera persa, avvalendosi agli inizi dell’ aiuto di fonditori bizantini e veneziani. E le prime fusioni, anche se di pezzi piccoli e a bassorilievo, riuscivano con vari difetti, come si può vedere nelle formelle della Porta del Paradiso del Ghiberti, in cui sono state eseguite delle rifusioni per riparare mancanze e lacune.

Una fusione a cera persa rinascimentale, problematica e difficile

La chiesa di Orsanmichele di Firenze è costellata all’esterno, nella parte bassa, di splendide nicchie entro le quali sono state poste grandi sculture in bronzo e in marmo, ognuna sponsorizzata da una delle 14 “Arti” fiorentine. Attualmente sono state tutte sostituite da repliche e gli originali sono custoditi all’interno del secondo piano della costruzione, cioè nel Museo di Orsanmichele

L’Arte del Cambio di Firenze commissionò nel 1419 a Lorenzo Ghiberti quella del proprio patrono San Matteo: doveva essere fusa in bronzo con la tecnica della cera persa, alta 2,7 metri, e fusa in un unico pezzo, cioè con un unico getto di bronzo. Il Ghiberti, azzardando, accettò la sfida, ma gli andò male. Sembra che la prima fusione non fosse riuscita, e che il Ghiberti abbia dovuto eseguirne una seconda a sue spese. Comunque sia andata la vicenda, quello che è chiaro è che la statua che è arrivata a noi, è stata fusa in due volte: prima la parte bassa, e successivamente è stata rigettata sopra questa la parte alta. E’ stata cioè eseguita in due volte e in due parti, ma non per scelta, ma perché la prima gettata non è riuscita a completare anche la parte superiore della grande statua. Dal momento che la statua è arrivata fino a noi cosiffatta vuol dire anche che è stata accettata dalla committenza.

Il restauro e la sostituzione con la replica

Il San Matteo eseguito dal Ghiberti è stato rimosso dalla nicchia della chiesa di Orsanmichele ed è stato portato all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze per procedere al suo restauro.

La Galleria Bazzanti insieme alla Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli si sono offerte di fondere a cera persa a proprie spese la replica della grande scultura. E proprio nelle fasi di studio, e poi all’inizio dell’esecuzione del calco negativo, è risultato chiaro che la statua è stata fusa in due tempi, con la parte superiore rigettata sopra quella inferiore

Si è iniziato appunto con lo studio della fattibilità del calco negativo che ovviamente non danneggiasse né la patina né la superficie bronzea originale

e subito dopo con l’esecuzione del calco in silicone e madreforma.

Dai calchi così eseguiti nella Fonderia Ferdinando Marinelli si sono ottenute le cere, trasformate in bronzo con la tecnica della cera persa. La fusione è stata fatta in 4 parti (due per il corpo, la testa e la mano col Vangelo) assemblate e saldate con la stessa lega di bronzo.

La replica ha così sostituito l’originale con una cerimonia dell’inaugurazione.

La replica è stata apprezzata anche dalle autorità (Leggi qui). Le successive defezioni dei piccioni hanno contribuito ad “antichizzare” la patina