La galleria Bazzanti e le alluvioni dell'Arno

L’ Arno ha regalato alla città di Firenze, e a parte della Toscana, dal medioevo ad oggi, una decina di disastrose alluvioni.
Il “meccanismo” si è sempre ripetuto nello stesso modo: le piogge hanno battuto in maniera torrenziale senza sosta per molti giorni in tutta la valle dell’ Arno, il cui bacino imbrifero è molto grande, poco meno dell’ intera Toscana. La quantità d’ acqua che si è riversata negli affluenti, esondati, e nell’ Arno è stata tale da non permetterne il regolare deflusso, a l’ acqua ha allagato le campagne e la città.
Nel medio evo gli argini del fiume erano meno resistenti e funzionali di quelli successivi, e nel 1167 l’ Arno esondò nove volte, distruggendo molte costruzioni.

La prima alluvione di cui si hanno notizie certe, è quella avvenuta nel 1333, il primo di Novembre. Ce la descrive il cronista fiorentino Giovanni Villani:

Nelli anni di Cristo MCCCXXXIII, il dì di calen di novembre [il primo novembre] essendo la città di Firenze in grande potenzia, e in felice e buono stato, più che fosse stata dalli anni MCCC in qua, piacque a Dio, come disse per la bocca di Cristo nel suo Evangelio: «Vigilate, che nnon sapete il dìe né l’ora del iudicio Dio», il quale volle mandare sopra la nostra città; onde quello dì de la Tu [tti]santi cominciòe a piovere diversamente in Firenze ed intorno al paese e ne l’alpi e montagne, e così seguì al continuo IIII dì e IIII notti, crescendo la piova isformatamente e oltre a modo usato, che pareano aperte le cataratte del cielo, e con la detta pioggia continuando grandi e spessi e spaventevoli tuoni e baleni, e caggendo folgori assai; onde tutta gente vivea in grande paura, sonando al continuo per la città tutte le campane delle chiese, infino che non alzòe l’acqua; e in ciascuna casa bacini o paiuoli, con grandi strida gridandosi a Dio Misericordia, misericordia! per le genti ch’erano in pericolo, fuggendo le genti di casa in casa e di tetto in tetto, faccendo ponti da casa a casa, ond’era sì grande il romore e ’l tumulto, ch’apena si potea udire il suono del tuono.
Per la […] quale cosa giuovedì a nona a dì IIII di novembre l’Arno giunse sì grosso a la città di Firenze, ch’elli coperse tutto il piano di San Salvi e di Bisarno fuori di suo corso, in altezza in più parti sopra i campi ove braccia VI e dove VIII e dove più di X braccia; e fue sì grande l’empito de l’acqua, non potendola lo spazio ove corre l’Arno per la città ricevere, e […] nel primo sonno di quella notte ruppe il muro del Comune di sopra al Corso de’ Tintori incontro a la fronte del dormentorio de’ frati minori per ispazio di braccia CXXX; per la quale rottura venne l’Arno più a pieno ne la città, e addusse tanta abondanza d’acqua, che prima ruppe e guastò il luogo de’ frati minori, e poi tutta la città di qua da l’Arno; generalmente le rughe coperse molto, e allagò ove più e ove meno …

I danni furono ingentissimi:

Nella chiesa e Duomo di San Giovanni salì l’acqua infino al piano di sopra de l’altare, più alto che mezze le colonne del profferito dinanzi a la porta…
…E il detto giuovidì ne l’ora del vespro la forza e empito de l’acqua del corso d’Arno ruppe la pescaia d’Ognesanti e gran parte del muro del Comune, ch’è a lo ’ncontro e dietro al borgo a San Friano, in due parti, per ispazio di braccia più di Vc. E la torre de la guardia, ch’era in capo del detto muro, per due folgori fu quasi tutta abattuta…
…E rotta la detta pescaia d’Ognesanti, incontanente rovinò e cadde il ponte alla Carraia, salvo due archi dal lato di qua. E incontanente apresso per simile modo cadde il ponte da Santa Trinita, salvo una pila e un arco verso la detta chiesa, e poi il ponte Vecchio è stipato per la preda de l’Arno di molto legname, sì che per istrettezza del corso l’Arno che v’è salì e valicò l’arcora del ponte, e per le case e botteghe che v’erano suso, e per soperchio dell’acqua l’abatté e rovinò tutto, che non vi rimase che due pile di mezzo. E al ponte Rubaconte l’Arno valicò l’arcora dal lato, e ruppe le sponde in parte, e intamolò in più luogora; e ruppe e mise in terra il palagio del castello Altafronte, e gran parte de le case del Comune sopr’Arno dal detto castello al ponte Vecchio.
In una via del centro di Firenze esiste ancora la lapide trecentesca in cui un dito segna l’ altezza raggiunta dall’acqua.

Due secoli dopo, nel 1547, si ebbe una seconda alluvione, questa volta stranamente d’ estate, il 13 agosto 1547. Fu anche questa molto grave, Giovan Battista Adriani nell sua Istoria de’ suoi tempi

ci narra che causò più di cento morti.

A distanza di appena 10 anni, il 13 settembre 1557 ce ne fu un’ altra, molto più pesante della precedente, con crolli tali da stravolgere l’urbanistica della città.

Un’altra grande inondazione è quella del 3 novembre 1844. La Gazzetta di Firenze del 5 novembre 1844 riporta che dalle nove della mattina alle due pomeriggio l’acqua aveva continuato a crescere sradicando il Ponte di Ferro. Nel numero del 7 novembre scrive che il Ponte di Ferro, travolto, andò ad urtare il Ponte alle Grazie, l’Arno superò i parapetti ed allagò la città.

Nella litografia del Muzzi e Borrani è disegnato il Lungarno Corsini e il Palazzo omonimo completamente allagati, compresa la Galleria Bazzanti.

Dalla pubblicazione del Governo Granducale si vede che anche 20 anni dopo, nel 1864, ci fu una seconda inondazione.

L’ultima terribile alluvione è stata quella del 1966. E’ avvenuta il 4 novembre, nelle stesse date di quelle del 1333 e del 1844. I danni alle costruzioni non sono stati tantissimi; sono stati tragici invece i danni alle opere d’ arte. L’ acqua melmosa si è mescolata al gasolio che è uscito, per galleggiamento, dalle centinaia di serbatoi delle abitazioni con caldaie appunto a gasolio. Ed ha danneggiato in particolar modo dipinti, antichi documenti e libri. I Lungarni sono stati completamente sommersi,

le spallette completamente abbattute,

i danni alla Galleria Bazzanti ingentissimi.

Sul muro della galleria Bazzanti si vedono, dietro alle statue, le targhette che segno il livello raggiunto durante l’ alluvione del 1844 e del 1966, dove si nota che il livello del 1966 è stato notevolmente più alto rispetto al 1844.