Michelangelo e il David - Parte III

Il Capolavoro e la sua storia

L'esecuzione

Non ci sono arrivare notizie su come Michelangelo abbia lavorato per arrivare al David finito. Sappiamo solo che il blocco che gli venne affidato era già stato malamente sbozzato da altri per eseguire un profeta gigante da porre sugli sproni del Duomo, senza essere mai terminato.
Michelangelo riuscì tuttavia a “tirare fuori” dal blocco il David, una delle meraviglie del Rinascimento, di proporzioni perfette.

Normalmente gli scultori seguivano (e in qualche studio di scultura seguono tutt’ora) un particolare iter, che anche Michelangelo avrebbe seguito se il blocco di marmo fosse stato vergine, che consisteva in varie fasi:

la prima era la visita alla cava di Marmo di Carrara, in questo caso la cava Fontiscritti, per cercare e scegliere il blocco adatto alla scultura da compiere; il blocco doveva essere di marmo bianco senza venature e senza crepe visibili né tantomeno nascoste. Solo cavatori e scultori con grande esperienza riuscivano a capire, dall’ esterno del blocco, come questo si presentasse all’interno.

Una volta trovato il blocco perfetto lo scultore schizzava su tutti i suoi lati, a matita nera o a sanguigna, i volumi che avrebbe avuta la scultura finita, chiedendo poi al cavatore di sagomare grossolanamente il blocco togliendo quelli non necessari.

Disegni di Michelangelo per i cavatori del marmo, con le indicazioni per la prima sbozzatura dei volumi

Il blocco, portato dalla cava al porto su carri trainati da alcune pariglie di bovi, veniva caricato su un navicello robusto che, nel caso di Firenze, risaliva l’ Arno dalla foce presso Pisa fino ad un porto vicino alla città, normalmente il porto di Signa. Qui veniva nuovamente caricato su un carro trainato da bovi e portato allo studio dello scultore. Per il blocco affidato a Michelangelo, la fase della scelta del marmo e del trasporto nella corte dell’ Opera del Duomo di Firenze non fu seguita da Michelangelo ma da altri.

Trasporto del blocco di marmo al porto

I Navicelli

Carico dei blocchi di marmo su un navicello

Nonostante quanto abbia fatto scrivere al Condivi per la sua autobiografia, dove Michelangelo afferma di aver sempre affrontato il marmo direttamente senza né disegni né bozzetti né modelli in creta, normalmente anche lui, come gli altri scultori, eseguiva tutto quanto sopra.

Per capire il lavoro necessario per la realizzazione di una scultura in marmo, possiamo seguire la creazione di una replica in marmo in grandezza originale del David. Invece che il modello in creta presumibilmente modellato da Michelangelo viene adoprato un modello positivo in gesso eseguito dal calco negativo tratto sull’ opera originale.

Questo viene posizionato accanto al blocco di marmo.

Il modello posto accanto al marmo da scolpire

Si esegue un primo sbozzo dei volumi.

Il primo sbozzo

Si usa ancora l’antico sistema del pantografo manuale, chiamato nel gergo degli scultori macchinetta, sistema praticato già dagli scultori Greci e Romani. Consiste nel riportare sul marmo grezzo dei punti tridimensionali presi sul modello di gesso. Maggiore è il numero dei punti riportati e maggiore è la fedeltà della scultura in marmo.

La scolpitura ai punti con il pantografo chiamato “macchinetta”

La scolpitura ai punti con il pantografo chiamato “macchinetta”

La scolpitura ai punti con il pantografo chiamato “macchinetta”

La scolpitura ai punti con il pantografo chiamato “macchinetta”

La scolpitura ai punti con il pantografo chiamato “macchinetta”

La scolpitura ai punti con il pantografo chiamato “macchinetta”

La scolpitura ai punti con il pantografo chiamato “macchinetta”

In questo modo si procede a eliminare strato dopo strato il marmo in eccesso avvicinandosi sempre di più al modello, e la scultura va avanti per strati fino a quando l’ opera non è perfettamente uguale all’ originale.

Ci si avvicina all’originale togliendo strato dopo strato

Ovviamente quando lo scultore esegue una sua scultura crea dei modelli in creta con pochi dettagli, che scolpirà invece direttamente sul marmo.

Quando tutti i volumi sono terminati, che per la replica significa che sono identici all’ originale, inizia il lavoro di lisciatura e rifinitura delle superfici eseguito con speciali lime e carta smeriglio; Michelangelo spesso lavorava anche le superfici delle sue opere con gradine (scalpelli) sempre più fini, lasciando volutamente a vista i relativi segni.

Lisciatura e rifinitura terminati