LA PORTA DELL’ABBAZIA MONTECASSINO

Desiderio, discendente da famiglia principesca beneventana, divenne abate nel 1058 [Foto 1]. Il monaco cassinense Leone Marsicano nella “Chronica monasterii Casinensis” scriveva che intorno al 1065 l’ abate Desiderio, mentre stava rinnovando architettonicamente il complesso monastico di Montecassino (la ricostruzione richiese 5 anni) fu colpito dalla bellezza dei battenti bronzei della cattedrale di Amalfi [Foto 2,3]:

“poiché i suoi occhi ne rimasero incantati, egli subito dopo inviò a Costantinopoli le misure della porta. Della vecchia chiesa, insieme all’ ordine di eseguire la porta, com’ è oggi. Egli infatti non aveva ancora deciso di ricostruire la chiesa: ecco la ragione per cui la porta risultò così bassa, come rimane tuttora”.

1 – Desiderio dona simbolicamente a S.Benedetto i beni dell’Abbazia di Montecassino 2 – L’Abbazia di Montecassino, E.Gattola, Historia abbatiae Cassinensis, Venezia 1733

3 – L’abbazia di Montecassino prima della distruzione del 1943

È la seconda porta in ordine di tempo, creata a Costantinopoli e fatta pervenire a Montecassino. Come quella di Amalfi, è stata costruita inchiodando pannelli e cornici su un’anima di pesante e spesso legno.

La porta ha in basso due iscrizioni dedicatorie (fiancheggiate da croci piatte analoghe a quelle di Amalfi), la sinistra reca il nome del donatore Mauro di Amalfi e la data 1066 anno della loro esecuzione [Foto 4, 5, 6, 7, 8].

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Sopra a queste le ante sono occupate da 18 pannelli ciascuna dove è inciso l’ elenco dei possedimenti del monastero [Foto 9, 10, 11, 12]. Si nota però che la tipologia delle decorazioni delle porte di Amalfi e di Montecassino è molto diversa: ad Amalfi i quattro pannelli centrali sono ageminati con il Cristo, la Vergine, S. Andrea e S. Pietro, tutti gli altri pannelli ospitano le croci piatte; a Montecassino la porta è in pratica una lunga iscrizione con solo quattro delle croci in basso. E’ molto improbabile che Desiderio avesse richieste 36 pannelli tutti iscritti con i 180 possedimenti di Montecassino. Lo studio di tale elenco ha messo in luce che 26 dei 180 possedimenti iscritti nella porta furono acquistati da Montecassino dopo il 1066, di cui la maggior parte dopo la morte di Desiderio (1087). Ma la forma attuale della porta e la sua datazione sono molto controverse:
la “Chronica monasterii Casinensis” riferisce che nel 1123: “circa in questo periodo l’abate Oderisio ordinò che fosse eseguita la bellissima porta di bronzo all’ entrata della nostra chiesa”, è molto probabile che l’ origine della porta che reca l’ elenco dei possedimenti di Montecassino si debba all’ abate Oderisio II, che resse l’ Abbazia dal 1123 al 1126.

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Quando nel 1944 Montecassino fu bombardato, i pannelli della porta si erano staccati e fu visto che 8 di questi avevano sul retro figure ageminate di santi e profeti [Foto 13,14,15,16,17]: la porta di Desiderio venuta da Costantinopoli, con pannelli ageminati bizantini e di pochissimi anni posteriore a quella di Amalfi, doveva essere stata smontata e rimontata con i pannelli girati su cui si erano incise le scritte con le proprietà del monastero Montecassino; il rimontaggio con pannelli girati e con le iscrizioni è probabilmente quanto nella “Chronica monasterii Casinensis” viene attribuito nel 1123 a Oderisio II.
I due grandi pannelli alla base delle ante, con le croci riportate, furono aggiunti da Desiderio per rendere la porta, ordinata troppo piccola, giusta per la grandezza del vano d’ingresso.

13-Porta ricomposta dopo il bombardamento del 1944

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LA PORTA DEL DUOMO DI AMALFI

Porte bronzee in Italia eseguite a Costantinopoli

Delle dieci porte di bronzo eseguite a Costantinopoli e inviate in Italia solo otto sono ancora nelle sedi originarie: nel Duomo di Amalfi, nell’ Abbaziale di Montecassino, in San Paolo fuori delle Mura a Roma, in San Michele Arcangelo al Monte Sant’ Angelo, in San Salvatore de Birecto ad Atrani (spostata nella collegiata di Santa Maria Maddalena), nel Duomo di Salerno, in San Marco a Venezia nella porta centrale e nella porta di San Clemente; quella del 1099 fatta arrivare in dono da Goffredo di Buglione e posta all’ ingresso della facciata del Duomo di Pisa si è distrutta nell’ incendio del 1595, ed anche quella della Basilica di San Martino a Montecassino (citata nella “Chronica” dell’ Abbazia) è andata persa.
Costantinopoli era il centro di produzione e commercio nel Mediterraneo di prodotti di lusso, ed era particolarmente celebre per la lavorazione dei metalli, ma incredibilmente non è sopravvissuto nessun esemplare simile di porta, né in ambito metropolitano né in nessun’ altra parte dell’ impero; si conoscono solo le sette porte arrivate in Italia.

Mentre le porte carolingie e ottoniane (o anche romaniche) sono realizzate in fusione massiccia, quelle bizantine sono costituite da pannelli sottili (spessi 3 millimetri circa) separati e fissati con chiodi ad una anima di legno; i singoli pannelli venivano ingabbiati da cornici (piatte, come nel Duomo di Amalfi o semitonde o a cordone) [Foto 1] modulari i cui pezzi venivano anch’ essi imbullettati sul legno: in definitiva erano porte di legno rivestite con sottili pannelli e cornici di ottone.

Foto 1

Le porte bizantine non presentano parti in rilievo, ad eccezione delle teste leonine reggi-battente, l’intento è quello di creare una superficie brillante di tipo pittorico e non plastico, come invece sarà quella delle porte medievali create Occidente.

La Porta di Amalfi

La prima porta del gruppo è stata quella del duomo di Amalfi, commissionata intorno al 1060 dal ricchissimo nobile amalfitano Pantaleone de Comite Maurone che si era stabilito nella colonia mercantile costantinopolitana fondata dagli amalfitani nel IX secolo; personaggio più autorevole della colonia, era stato insignito dalla corte imperiale bizantina dei titoli di “hypatos” e “dishypatos”, cioè console e nuovamente console.

Pantaleone la donò al duomo della sua città d’origine, dedicando la porta a Sant’Andrea per il perdono dei suoi peccati e la redenzione della sua anima, come appare dalla scritta incisa sulla croce nella formella sottostante quella di Sant’ Andrea insieme alla sua discendenza familiare [Foto 2,3]. Sappiamo che sulla croce nella formella sottostante quella di San Pietro (andata persa e sostituita con una croce liscia) era incisa la scritta in latino e in greco col nome del fonditore Simeone.

Foto 2 Foto 3

Consiste in ventiquattro pannelli di ottone (non si tratta di vero e proprio bronzo ma di ottone in quanto la lega contiene alte percentuali di zinco): le porte bizantine erano normalmente fuse in ottone che grazie al suo colore giallo risplendevano di riflessi dorati e per questo non venivano patinate ma anzi continuamente lavate per mantenerle brillanti. Di questi, venti pannelli hanno applicate delle croci piatte e lisce di basso spessore fuse probabilmente a sabbia, fermate ognuna con quattro perni dalla testa semisferica [Foto 4].

Foto 4

I quattro pannelli centrali [Foto 5,6] invece hanno figure ageminate in rame e argento di Cristo [Foto 7] e della Vergine in alto [Foto 8], di Sant’ Andrea [Foto 9] e San Pietro [Foto 10] in basso, sotto archi sostenuti da due colonne. L’ incisione per l’ agemina è stato eseguito a freddo sulle lastre lisce dei pannelli già fuse anch’esse a sabbia.

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Foto 7 Foto 8
Foto 9 Foto 10

Sono stati applicate 6 teste di leone reggi-battente, unici elementi in rilievo plastico di tutta l’ opera [Foto 11, 12].

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