LA PORTA BRONZEA BIZANTINA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA A ROMA
Questa porta fa parte del gruppo delle porte bronzee eseguite a Costantinopoli e inviate in Italia, riconoscibili per il particolare stile dei disegni delle ageminature dei pannelli, di tipo bizantino ma leggermente occidentalizzante.
Solo pochi anni dopo il 1054, anno in cui ci fu lo scisma tra le chiese orientale e occidentale, nel 1070 a Costantinopoli veniva fusa la porta per la Chiesa di San Paolo fuori le Mura, inviata subito dopo per mare a Roma.
Venne donata da Pantaleone di Amalfi “Consul Malfigenus” come appariva nella scritta dedicatoria sulla porta. Pantaleone, ricchissimo commerciante della fiorente colonia di Amalfi a Costantinopoli, la donò alla basilica di San Paolo a Roma, così come l’ aveva donata alla chiesa di Amalfi, alla basilica di Montecassino e al santuario di Monte Sant’ Angelo.
La porta che vediamo, pur essendo originale, è frutto del restauro del 1966, ed evidenzia come le nelle porte bronzee bizantine tutto si giocava sul disegno delle agemine e non sul volume di parti plastiche, non era richiesta nessuna scultura tridimensionale, perché le ante dovevano essere grandi tavole di metallo giallo oro e lucente “dipinte” con le agemine, e mai patinate, anzi lavate periodicamente per mantenerne la brillantezza (Foto 1, 2, 3).
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Evidentemente lo scisma del 1054 non aveva interrotto gli scambi artistici e commerciali tra Oriente e Occidente, e non aveva intaccato il gusto dell’ ambiente romano per gli oggetti bizantini; tanto che Ildebrando, l’ influente personaggio della cerchia papale, richiedeva appunto a Pantaleone amalfitano console a Costantinopoli la porta di chiaro gusto bizantino.
La porta (alta 5 metri e larga 3,42 metri) era composta, come le altre porte bizantine, da 54 pannelli singoli e separati di ottone, ageminati, dello spessore di circa mezzo centimetro (Foto 4); i pannelli erano fissati alla grande porta di legno con cornici di ottone inchiodate al legno. Si trattava quindi di un rivestimento con pannelli e cornici metallici sul legno (Foto 5,6). Questi pannelli erano fusi con la tecnica “a staffa”, più adatta (e più facile e sbrigativa) ad ottenere lamine sottili piane che non la fusione a cera persa.
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Nel luglio del 1823 la basilica di San Paolo subì un rovinoso incendio che distrusse gran parte dell’ edificio; della porta bronzea furono recuperati quanti più frammenti possibile e conservati in un locale attiguo alla sacrestia. Parte dei pannelli persero l’ argento inserito in origine nei solchi dell’ageminatura (Foto 7, 8, 9, 10).
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La porta presentava due iscrizioni: una bilingue in greco e in siriaco sulla cornice sotto la Crocifissione di San Pietro e ricordava il fonditore Staurakios (“fu fatta per mano mia, di Staurakios il fonditore. Voi che leggete pregate anche per me”) ed è andata perduta nell’ incendio della Basilica (ma ne esiste una copia fedele nel corpus ottocentesco dei disegni di Seroux d’ Agincourt); la seconda è comparsa nel restauro del 1966 e ricorda l’artista Theodoros (“O santi Pietro e Paolo, soccorrete il vostro servo Theodoros che ha disegnato queste porte”).
Un’antica terza iscrizione ci viene dalla “Historia delle Stationi di Roma” del 1588 di Pompeo Ugonio (Foto 11), che aveva visto scritto sulla porta stessa:
“Anno 1070. Ab incarnatione Domini, temporibus / Domini Alexandri sanctissimi Papae Quarti, et / Domini Ildebrandi venerabilis Monachi et / Archidiaconi, constructae sunt portae istae / in Regia Urbe Costantinopoli adiu / vante Domino Pantaleone Con / sule, qui illa fieri iussit.” che confermava la costruzione della porta in Costantinopoli nel 1070, ma anche questa iscrizione è andata persa nell’ incendio del 1823.
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