I Putti nell'Arte dopo Donatello

I Putti nei fregi

Donatello ha usato fregi con putti in molti dei suoi lavori, come ad esempio nei due pulpiti bronzei in San Lorenzo a Firenze, nella cantoria del Duomo di Firenze, nel pulpito del Duomo di Prato. Ed ha influenzato in questo senso vari altri scultori. Ma in alcuni artisti quali Filippino Lippi, Ghirlandaio, Raffaello, Guadenzio Ferrari ed altri si percepisce anche l’ influenza che ha avuto la scoperta del fregio Romano classico avvenuta nel 1480 nella Domus Aurea di Nerone a Roma.
Andrea di Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano, adottato dal Brunelleschi da quando aveva cinque anni, mette frequentemente i putti nei suoi lavori. Ma questi hanno un aspetto diverso da quello donatelliano, sono gonfi e con volti quadrati , nasi piccoli con piccole narici, e con sorrisi misteriosi e leggermente malvagi che mostrano i denti, probabilmente derivati da quelli della cantoria di Donatello. Il suo Lavabo nella Sacrestia delle Messe del Duomo di Firenze è una edicola di gusto classico con all’interno due grandi putti seduti con enormi ali che sembrano reggere le cannelle da cui esce l’acqua.

La tomba di Giovanni de’ Medici e di Piccarda Bueri del 1433 nella sacrestia vecchia di San Lorenzo è costituita da un sarcofago con putti alati seduti che reggono cartigli e putti alati volanti che reggono corone e stemma mediceo, più simili a quelli do Donatello.

Maso di Bartolomeo decora con dei putti la cancellata di bronzo fusa nel 1447 a cera persa della Cappella della Cintola del Duomo di Prato. Uno di questi è bendato ad ha l’ arco e la faretra come Eros ma ha anche i calzari alati come l’ Attis di Donatello. La sua anatomia è di derivazione donatelliana, anche se le masse muscolari lo fanno più un piccolo David che non un putto. Ha così portato anche all’ interno della Cattedrale i putti che sono fuori nel Pulpito.
Ha anche eseguito nel 1446 il celebre cofanetto della Sacra Cintola di Prato in bronzo, in cui ripete in avorio dei putti donatelliani del tipo e nelle pose danzanti di quelli del Pulpito, e il cofanetto in pastiglia con lo stemma Orsini con piccoli putti musicanti.

Influenza di Donatello in pittura

Filippo Lippi è stato ovviamente influenzato da Donatello nell’uso dei putti nella sua pittura, dal momento che entrambi hanno vissuto e lavorato a Firenze. Nella Madonna con Bambino del Fitzwilliam Museum dipinta dopo il 1430, gli angeli diventano giovanissimi putti alati,

altrettanto nella Pala Barbadori del 1438 e nella Madonna con Bambino, santi e Angeli della Collezione Cini del 1431 si conferma e si rafforza la tipologia dei putti del Lippi che, specie nei volti, sarà una sua caratteristica,

caratteristica che denota anche la tipologia dei suoi Gesù Bambini, come nella Madonna di Tarquinia del 1437 (Palazzo Barberini a Roma).

Andrea del Castagno dipinge negli affreschi di Villa Carducci del 1451,  in alto, dei putti danzanti ripresi nelle pose e nello stile da quelli del Pulpito di Prato.

Anche Domenico Ghirlandaio à influenzato da Donatello nella teoria di putti posti nel fregio dell’ affresco della Nascita della Vergine in Santa Maria Novella a Firenze del 1490, che si sovrappongono nella danza come quelli donatelliani della Cantoria.

Influenza di Donatello nel Nord Italia

Teorie di putti danzanti sono stati scolpiti come decorazioni da Bartolomeo Bellano nel Monumento a Roccabonella in S. Francesco a Padova, del 1494, sulla base del trono della Vergine Bellano di diretta ispirazione alla Cantoria del Duomo di Firenze di Donatello;
Niccolò Pizzolo, anch’ egli padovano nella pala d’ altare della Cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani a Padova ha eseguito in alto un fregio di putti che corrono e giocano con cerchi e corone, che derivano da quelli della Cantoria di Donatello;
Giovanni Antonio Amadeo, di Padova, ha lavorato a Bergamo alla Cappella Colleoni fino al 1476, dove ha eseguito le sculture in bassorilievo sulla pietra d’ Istria di rozzi putti che schiacciano l’ uva, alcuni copiati anche nella posa da quelli del donatelliano Pulpito di Prato, e altri putti molto paffuti e grassi nel fregio in basso del Monumento Funebre al Colleoni.
In tutto il chiostro della Certosa di Pavia abbondano le decorazioni con putti di tipo donatelliano, gran parte dei quali scolpiti da Amadeo intorno al 1470.
Nel 1433 Donatello andò a Padova per lavorare all’ altare della Basilica di S. Antonio, le cui sculture, comprese quelle dei suoi putti influenzarono i pittori del nord, in modo particolare Mantegna. Molti dipinti del Mantegna, tra cui gli affreschi per il soffitto e le pareti della Camera degli Sposi di Mantova derivano da quelli donatelleschi.

Donatello, nel bassorilievo bronzeo della Pietà di Padova per la prima vota, fa sostenere il corpo del Cristo dai putti; il primo suo emulo è Giovanni Bellini che copia questo stilema nella Pietà al Museo Correre di Venezia (1460).

E ripete più volte questo tema: nel Cristo al Museo di Rimini, del 1470, dove i quattro putti-angeli hanno ali di farfalla e indossano corte tuniche, così come quelli della Camera degli Sposi del Mantegna a Mantova,

nella Pietà dello Staatliche Museen di Berlino, dove gli angeli-putti cominciano a crescere d’ età,

Antonello da Messina, andato a Venezia nel 1475, si ispirò al Bellini per dipingere il Cristo morto sostenuto da tre putti-angeli (Museo Correre Venezia), e due anni dopo un’ altro in cui Cristo seduto viene sostenuto da un solo putto-angelo. (Museo del Prado, Madrid)