La Galleria Bazzanti dei Romani Antichi

Il desiderio di decorare la propria abitazione con repliche di capolavori del passato, è una moda presente fin dall’epoca romana. I Romani infatti amavano eseguire copie delle sculture greche, spesso “invertendo” i materiali: statue in marmo venivano riprodotte in bronzo, e viceversa. Una buona parte delle sculture greche sono da noi conosciute grazie proprio alle repliche di Roma antica.
Un esempio particolare è quella del colossale Ercole Farnese scolpito in bronzo dal greco Lisippo nel IV sec. A.C., e replicato in marmo nel I sec. A.C. probabilmente da una bottega romana che l’ha firmato col nome del greco Glicone falsificandone l’attribuzione.

Sappiamo che a Roma esistevano botteghe e gallerie d’arte con tali copie in vendita; nella seconda metà del XIX secolo il pittore olandese Alma Tadema ha immaginato proprio due di queste gallerie della Roma antica.

La moda di eseguire repliche di capolavori antichi è continuata nei secoli, fino ad oggi. Gli esempi sono molti, a cominciare dal “Porcellino” di Firenze, la fontana bronzea del cinghiale fatta calcare nel ‘500 al Tacca dai Medici su un marmo antico e riprodurre in bronzo (Vedi anche “Il Porcellino di Firenze“).
Altri esempi sono la Diana Cacciatrice del Museo del Louvre, copia romana di un originale in bronzo greco, attribuito allo scultore Leocare (325 a. C. circa) andato perduto. Ne venne fatto un calco e da cui nel 605 venne fusa una replica in bronzo per una fontana della reggia di Fontainbleau;

replica in bronzo alla Galleria Bazzanti da calco originale;

l’Apollo Belvedere dei Musei Vaticani, anche questa copia romana di marmo del II sec. a.C. del bronzo greco di Leocares del 350 a.C., calcato e fuso da Francesco Primaticcio nel 1541 per il Castello di Fontainebleu; replica in bronzo alla Galleria Bazzanti da calco originale;

il gruppo dei Lottatori, anch’esso copia marmorea romana del I sec. a.C. del perduto originale greco di bronzo del III sec. a.C., probabilmente di Lisippo;

replica in bronzo alla Galleria Bazzanti da calco originale;

il Marte Ludovisi della Galleria Borghese, copia romana di un originale greco del 320 a.C. circa attribuito a Scopa o a Lisippo. Venne ordinato il calco da Velasquez per farne una copia richiesta nel 1650 da Filippo IV re di Spagna.

replica in bronzo alla Galleria Bazzanti da calco originale;

È interessante vedere come anche Michelangelo sia stato ”replicato” a pochi anni dalla sua morte: nel 1570 Egnazio Danti, celebre matematico e cartografo, ottenne l’autorizzazione dal Granduca Cosimo I dei Medici di eseguire i calchi delle 4 figure in marmo scolpite da Michelangelo per le tombe medicee: Alba, Tramonto, Giorno e Notte.
Nel 1573, sei anni dopo la morte di Michelangelo il calco fu eseguito dal fratello Vincenzo Danti, che era stato a Roma a studiare le opere del grande Maestro. E fece i calchi sui modelli originali in creta che Michelangelo aveva creato come modello per i quattro marmi, che evidentemente non erano andati distrutti. Tali calchi poi vennero portati all’Accademia di Perugia.

La Galleria Bazzanti possiede le fusioni in bronzo della Fonderia Ferdinando Marinelli tratte dai calchi originali di Vincenzo Danti.

Nella seconda metà dell’800 i pittori della corrente caratterizzata dalla ricostruzione di scene di vita della Grecia e di Roma antica hanno contribuito a rinverdire la moda degli arredamenti classici già presente nel Rinascimento.