Donatello e il Putto nella scultura

Parte VI

Il grande monumento equestre del condottiero Gattamelata (Erasmo da Narni) che Donatello ha eseguito tra il 1443 e il 1453 per Padova è la prima statua equestre di grandi dimensioni fusa in bronzo a cera persa dall’epoca romana fino al Rinascimento. Fu commissionato dal Senato Veneziano e pagata in gran parte dalla vedova del condottiero.

Anche in questa sua scultura Donatello non ha rinunciato ai putti: li ha applicati in rilievo sulla sella,

sulla corazza e sulla cintura.

Nel “Simposio” Platone scrive che è Eros, dio dell’ amore, a istillare il coraggio ai soldati, e i putti che Donatello ha applicato sugli strumenti da guerra indicano che il Gattamelata è sotto la protezione e l’ ispirazione di Eros.

Donatello ha speso gli ultimi quattro anni dal 1446 al 1453 a modellare e fondere il complesso di sculture per l’ Altare della chiesa di S. Antonio a Padova, con un gruppo di statue di santi (Ludovico di Tolosa, Prosdocimo, Antonio da Padova, Daniele, Giustina) e una Madonna con Bambino, quattro bassorilievi raffiguranti miracoli, e, quel che più ci interessa, un bassorilievo di Cristo morto e dodici bassorilievi di putti musicanti. Nel 1579 fu deciso di sostituire l’ altare donatelliano con un altro più grande utilizzando alcune delle sculture originarie. Fu inaugurato nel 1582, ma successivamente rimodificato nel 1691. Pochi putti appaiono nelle decorazioni, come nell’ abito di S. Daniele,

mentre quelli dei 12 bassorilievi sono un’ opera splendida eseguiti da Donatello con l’ aiuto dei discepoli (Giovanni da Pisa, Antonio Chellini, Urbano da Cortona, Francesco del valente, Niccolò Pizzolo).

Sono puttini pagani classici che Donatello ha trasformato in angeli con l’ aureola, con abiti discinti che mostrano gran parte delle nudità, quello che suona il flauto è completamente nudo con la tunica gettata sulle spalle;

hanno perso l’atteggiamento bacchico della cantoria del Duomo di Firenze e del pulpito Prato ed hanno un aspetto più gioioso, tranne forse quello che danza suonando il tamburello, che richiama i movimenti dei putti della cantoria.

Nel piccolo bassorilievo di Cristo morente i due putti-angeli ai lati sono dolenti e disperati, e un po’ meno discinti degli altri.

L‘ altare di Padova ispirò buona parte degli artisti dell’ Italia del nord che si attennero in parte allo stile donatelliano, in particolare il Mantegna, e la tipologia dei putti di Donatello divenne dal 1450 comune anche nell’ Italia del Nord.

Donatello, che è nato nel 1450 ha 64 anni, e si cimenta in due opere monumentali: Giuditta e Oloferne e i due Pulpiti per la chiesa medicea di San Lorenzo a Firenze, a cui lavora fino alla sua morte (1466).
Però prima del 1456 scolpisce anche la Madonna Chellini, una Madonna con bambino e quattro putti-angeli in un piccolo tondo a bassorilievo stiacciato. Sono discinti e seminudi, con le ali e le aureole, e ricordano quelli musicanti di Padova. Ma tutta la scultura è velata di tristezza, la Madonna che prefigura il martirio del pensieroso figlio, ed anche gli angeli lo sono, quello di sinistra si prepara ad accogliere il bambino, quello di destra gli porge del pane, simbolo del corpo di Cristo e del suo sacrificio.

Donatello lo eseguì per donarlo al suo medico e umanista Giovanni Chellini nell’ agosto del 1456, come Chellini stesso riporta nel suo “Libro debitori creditori e ricordanze”. Il suo busto, scolpito da Antonio Rossellino nel 1456, è conservato al Victoria and Albert Museum.