Fontana dei Tritoni a Malta - Parte II

Il restauro

La precedenza è stata data all’eliminazione delle colate di cemento armate eseguite al suo interno quando la fontana è stata montata alla fine degli anni ‘50 sulla base di travertino.
I tecnici maltesi pensavano così di “irrobustire” le sculture di ottone e di trovare un rapido sistema di bloccaggio delle stesse sulla base.
In realtà il cemento interno ha contribuito a “cuocere” il metallo ed a creare una fitta rete di crepe.

Dopo il collasso negli anni ’70 della fontana dovuto ad un uso improprio del sovrastante bacino in ottone, furono eseguite sommarie riparazioni per rimettere in opera alla meno peggio la fontana stessa.
In questa occasione vennero stuccate con materiale epossidico le pieghe, le rientranze e gli altri danni alla superficie esterna, dovuti al trauma. Il secondo lavoro di restauro è stato quello di eliminare tali stuccature e mettere in luce il reale stato delle sculture.

La dilatazione del cemento e la sua emissione di liquidi chimici ha reso la lega di ottone molto fragile frantumandola in vari punti. Inoltre la tecnica della fusione a cera persa è stata malamente rispettata creando zone di finissimo spessore.

Il lavoro è continuato con la puliture delle superfici tramite micro sabbiatura, permettendo anche l’eliminazione dei focolai di ossidazione e solfatazione e delle infiltrazioni calcaree dovute al cemento e all’acqua della fontana.

La fonderia napoletana ha lasciato sulle sculture la totalità dei “chiodi distanziatori” necessari per la fusione a cera persa, alcuni in ferro altri in rame. La loro reazione chimica (ossidazione e solfatazione) ha creato danni alla superficie delle sculture.
È stato necessario eliminare tali chiodi e allargare il foro lasciato dalla loro estrazione per eliminare del tutto i focolai di reazione chimica.

Da qui è cominciato il lavoro di consolidamento delle molte parti deteriorate, indebolite, rotte in più pezzi, e delle molte crepe nate nelle sculture, tramite saldature esterne ed interne alle sculture, lavoro complesso e delicato dato il pessimo stato del metallo.

Un lavoro particolarmente difficile e delicato è stato quello di ridare la forma originale al bacino, forma che aveva perso sia per la rottura e ripiegatura subita nel crollo del 1978, sia per le pessime riparazioni avute successivamente. Sono state costruite una serie di dime in acciaio con diversi gradi di curvatura che sono servite per ricreare l’esatta curvatura originale del bacino. Questo è stato tagliato in molti punti, riportato in forma e risaldato.
È stato importante ricreare la perfetta complanarità dell’intero bacino per permettere, una volta rimontato sulla fontana, la giusta ed eguale caduta dai bordi dell’acqua.

Le visite delle autorità maltesi si sono concluse con amichevoli pranzi.

Quando tutte le parti sono state consolidate e rinforzate, è iniziato il rimontaggio delle sculture.

E’ stato inserito nei tritoni uno scheletro interno in acciaio inox per scaricare sulla base della fontana il peso, in modo da non gravare sulle sculture. Lo scheletro è stato studiato in modo da permettere anche il passaggio al suo interno dell’acqua della fontana e dei cavi elettrici per l’illuminazione.

ed è stato progettato e costruito un telaio inox a raggiera per consolidare e per non gravare col peso dell’ acqua il bacino di ottone.

Solo a questo punto è stato possibile ricostruire la posizione e il cablaggio originali dei tritoni e del bacino, e preparare una serie di dime d’acciaio necessarie per rimontare l’intera fontana a Malta.

Si è proceduto con la patinatura delle sculture,

all’imballaggio,

al trasporto fino a Malta.

I tecnici della Fonderia Marinelli hanno applicato al pavimento della fontana le staffe in acciaio inox per il rimontaggio della fontana sulla sua base originale, montaggio eseguito grazie alle dime preparate in precedenza.

La Fontana montata a Malta (dettaglio).