Fontana dei Tritoni a Malta - Parte I

La storia

La fontana dei Tritoni è considerata dai maltesi il simbolo della Città di Valletta e dell’intera isola.

Venne modellata negli anni ’50 dallo scultore maltese Vincent Apap, e il sistema idraulico venne progettato dal suo aiutante Victor Anastasi.

La fusione a cera persa dei tre Tritoni e del bacino sovrastante fu affidata alla fonderia Laganà di Napoli che nel 1959 ne terminò il montaggio sulla base di Travertino.

Sopra al bacino venne installato un grande piano di legno trasformandolo in palcoscenico per ospitare spettacoli, tra cui nel 1978 una gara di motociclette che ne causò il collasso con la rottura del bacino e di parti dei Tritoni.

La fontana rimase rotta e inoperante fino al 1986, anno in cui si cercò di rimediare al grave danno applicando un pilastro centrale sotto il bacino, fatto modellare dallo stesso scultore Vincent Apap e fatto fondere a cera persa. Si cercò di raddrizzare nuovamente il bacino e di risaldare in posizioni errate le braccia rotte dei Tritoni.

Per cercare di riportare in piano il bacino, furono applicati tra le mani dei Tritoni e il bacino, dei cuscinetti di cemento.

L’intervento venne eseguito dalle officine meccanico-navali Malta DryDocks, ma il funzionamento della fontana rimase compromesso.

Il restauro

Nel quadro della riqualificazione urbanistica dell’intera “Triton Square” Il Governo di Malta ha richiesto uno studio sulla possibilità di un completo restauro della Fontana posta al centro della piazza.

Per il restauro delle sculture in bronzo è stata chiamata la Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli di Firenze, e nell’Agosto e nel Settembre 2016 si sono tenute varie riunioni con tecnici ed esponenti del Governo Maltese,

ed alcune indagini tecniche per rilevare il danno che la fontana ha subìto nel 1978, con le successive approssimative riparazioni. La lega con cui sono stati fusi non è bronzo, come previsto, ma ottone, metallo più economico e deperibile del bronzo.

Smontaggio delle sculture e invio alla Fonderia Ferdinando Marinelli

È stata confermata la possibilità di smontaggio e trasporto alla Fonderia Ferdinando Marinelli in Italia delle sculture della fontana, per il restauro e la riparazione dai danni subiti in passato.
I tecnici della Fonderia in collaborazione con la Ditta Maltese Swaey Bros Ltd. hanno provveduto allo smontaggio e alla successiva spedizione dei bronzi alla Fonderia.
La parte inferiore di ogni tritone è stata suo tempo riempita con una colata di cemento che ha bloccato le sculture al solaio di base di cemento. Si è dovuto quindi tagliare in due parti ogni tritone e liberare la parte bassa dal solaio di base.
Si è cominciato con lo smontaggio del bacino

e quindi con quello del tronco centrale di sostegno.

Si è proceduto col taglio a metà di ogni tritone

E il successivo lavoro di distacco dal solaio di cemento di base che è dovuto continuare senza interruzione anche di notte per limitare la chiusura al traffico della piazza.

Arrivo dei bronzi alla Fonderia Marinelli

I bronzi smontati sono stati trasportati via mare e via terra fino alla Fonderia Marinelli a Barberino val d’Elsa, dove sono stati scaricati.

Sono iniziate le indagini chimiche dei prodotti di ossidazione e solfatazione della lega di ottone per rendersi conto di quale tipo di intervento fosse necessario per bloccare tali processi.


La Gipsoteca della Fonderia Ferdinando Marinelli e della Galleria Bazzanti

Il nostro tesoro, oltre alla capacità di lavoro artistico dei nostri artigiani, è quello della Gipsoteca Ferdinando Marinelli, conservata in capannoni a questa riservata, presso la Fonderia artistica.

La nascita della Gipsoteca Ferdinando Marinelli

Ferdinando Marinelli Senior, iniziatore nel 1905 della Fonderia Artistica omonima, ha eseguito i calchi negativi sui capolavori originali classici (Greci, Etruschi, Romani) e Rinascimentali.
Nei primi decenni del ‘900 Ferdinando Marinelli Senior ha avuto il permesso dalle varie autorità di eseguire i calchi di tali sculture direttamente sugli originali presenti nei musei, in alcune chiese e nelle piazze italiane.
In quegli anni era ancora possibile, alle persone accreditate per la capacità di eseguire calchi senza minimamente danneggiare i capolavori, ottenere l’autorizzazione.

La gipsoteca continua a crescere

La collezione di calchi originali è continuata ad arricchirsi con l’attuale proprietario Ferdinando Marinelli Junior: spesso Musei e autorità richiedono alla Fonderia di eseguire calchi su opere da conservare al chiuso e sostituire con repliche eseguite dalla Fonderia, concedendo l’uso di tali calchi. La capacità di lavorare, la cura e l’attenzione verso i capolavori su cui eseguire i calchi è pienamente riconosciuta alla Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli da tutte le autorità e le direzioni dei musei italiani ed esteri.

Quando il Governo Italiano volle nel 1930 fare dono di una replica in bronzo del David di Michelangelo alla città di Montevideo, Uruguay, autorizzò Ferdinando Marinelli Senior ad eseguire il calco sull’originale conservato all’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Bronzo per Mussolini

Il Museo del Louvre si spinse fino a Firenze per avere la replica in bronzo del Busto di Luigi XVI (Versailles, Parigi), eseguito da Gian Lorenzo Bernini nel 1665 durante il suo soggiorno a Parigi. Il bozzetto venne portato alla Fonderia Ferdinando Marinelli a Firenze per eseguirne il calco utile per tradurre in bronzo una replica destinata alla collezione privata di Benito Mussolini.

E’ grazie a questi calchi originali che la Fonderia Ferdinando Marinelli può eseguire le rinomate repliche fedelissime in bronzo, e scolpire nel proprio studio le repliche in marmo.


Un altro colosso di marmo: La replica dell'Ercole Farnese

Un’altra appassionante avventura è stata quella di scolpire in marmo il colossale Ercole Farnese del Museo di Napoli, statua greca del III secolo d.C., alto tre metri e 17 centimetri.

Si tratta di una delle poche sculture antiche firmata dall’autore: Glicone di Atene, come si vede inciso sulla base della clava.

Anche nella Grecia antica, e non solo a Roma, si amavano le repliche anche di dimensioni diverse dagli originali: infatti questo marmo è la replica ingrandita dell’originale in bronzo eseguito nel IV secolo a. C. dal celebre Lisippo, andata persa.
Ercole, simbolo della forza sovrumana, e infatti era un semidio, è rappresentato con una anatomia potente, quasi esagerata. Suoi attributi sono la pelle del leone Nemeo, mandato da Era (Giunone) per uccidere Ercole. La sua pelle era inattaccabile da lance e frecce, ma Ercole lo stordì con la clava (a cui si appoggia nella scultura) e poi lo strangolò. Usò la sua pelle per farsi una specie di abito che lo rendesse invulnerabile che, nella scultura, ciondola sulla clava.
Questi accessori sono stati usati dallo scultore per creare un grosso sostegno a cui l’Eroe si appoggia: sarebbe stato infatti impossibile far sostenere la sua massa corporea di marmo, per di più inclinata, soltanto sulle due caviglie.

I restauri rinascimentali

Il colosso è stato scavato nelle Terme di Caracalla a Roma alla metà del ‘500, privo dell’avambraccio sinistro e delle gambe.
La filosofia del restauro in epoca rinascimentale era generalmente quella di ricreare le parti mancanti delle opere antiche, in modo da ricomporne la presunta integrità. Era molto difficile per chi aveva una mentalità più “scientifica” convincere i proprietari delle opere archeologiche a lasciarle così com’erano state trovate, senza integrazioni. Si pensi per esempio ai gemelli Romolo e Remo aggiunti nel rinascimento alla Lupa Capitolina probabilmente da Antonio del Pollaiolo.
Riuscì forse solo a Michelangelo con il Torso del Belvedere in marmo del I secolo a. C. (dello scultore greco Apollonio), trovato mutilo a Roma nel ‘400.

Sembra infatti che quando il Papa Giulio II si rivolse a Michelangelo perché riscolpisse le parti mancanti, quest’ultimo si rifiutasse dichiarando che la scultura era magnifica così e che non doveva essere assolutamente toccata. Mentre invece non ebbe molti problemi nel riscolpire le gambe mancanti dell’Ercole Farnese il suo allievo Guglielmo della Porta, accontentando il committente Papa Paolo III (Alessandro Farnese) tanto che, anche quando furono scavate le gambe originali, decise di lasciare al monumento quelle del Della Porta, giudicate più belle delle originali stesse.

La scultura è stata eseguita nello Studio Bazzanti “ai punti” grazie al modello preso sull’originale dalla Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli.

Il difficile trasporto

Il colosso di 5 tonnellate è stato imballato allo Studio di Scultura.

La fase successiva è stata complessa quasi quanto l’aver scolpito l’Ercole! Si è trattato infatti di far entrare in orizzontale il colosso nella Galleria Bazzanti di Firenze per poi metterlo in piedi nel posto giusto. Avendo dovuto far chiudere al traffico il Lungarno, l’operazione si è svolta di notte