Michelangelo e il David - Parte II

Il Capolavoro e la sua storia

La Storia

Michelangelo ebbe una vita splendida ma anche molto difficile, di cui si è spesso lamentato: gli scoramenti per la fatica di corpo, per mancanza di amici di nessuna sorta, per le crisi politiche e religiose, per l’ estrema avarizia verso di sé e gli altri (ma non con i familiari verso cui si sentiva in colpa) tanto da fuggire da Firenze mentre dirigeva i lavori di fortificazione per il vicino assedio della città, per la paura di vedere il proprio danaro preso per sostenere le spese della guerra, dalla passione senile per il giovane e bellissimo Tomaso Cavalieri, all’ amore spirituale per Vittoria Colonna.

Michelangelo, ritratto, Daniele da Volterra Tommaso dei Cavalieri, Michelangelo, Musée Bonnat, Bayonne Vittoria Colonna, Sebastiano del Piombo, Museo Naz. d’arte della Catalogna, Barcellona

Contemporaneamente la sua arte è stata ammirata e venerata immediatamente presso i suoi contemporanei, affascinava i grandi personaggi suoi committenti, gli storici, i suoi discepoli e gli artisti contemporanei e successivi. La sua vita venne scritta dai biografi Giovio, Vasari, Condivi mentre era ancora in vita. Fu ammirato dal Cellini, dal Tintoretto, dal Buontalenti, dal Greco.

Giorgio Vasari, Autoritratto Paolo Giovio, Cristofano dell’Altissimo, Ufffizi

Il suo stile scultoreo è lo spartiacque tra il Rinascimento, di cui è il frutto maturo, e l’ inizio del Manierismo. Nell’ uso spregiudicato del “non finito” Michelangelo porta per la prima volta nella scultura una modernità impressionante, sia non ricercato come nelle opere effettivamente non potute o volute non terminare, sia dove l’ ha adoprato nelle opere in cui volutamente zone non finite appaiono accanto a zone finite e lucidate.
Sono state fatte molte ipotesi per spiegare il significato di questo modo di scolpire, e ancora la critica non è concorde. Rimane il fatto che crea delle sensazioni ed emozioni profonde nello spettatore.

Michelangelo, Tondo Taddei, Royal Academy, Londra Michelangelo, Pietà Bandini, 1550, dettaglio, Opera del Duomo di Firenze

Il David

Michelangelo quando dettava la sua autobiografia al Condivi, ha voluto evidenziare che ha sempre fatto tutto da solo senza aiuti, perfino gli affreschi della Cappella Sistina, e anche da solo dichiara di non essersi mai servito dei normali metodi che gli scultori hanno sempre usato: non ha lasciato quasi nessun disegno preparatorio per le sue sculture, avendoli bruciati tutti prima di morire, non ha mai fatto modelli in creta, anche se esiste un suo modello in creta e cera in grandezza naturale all’ Accademia delle Arti del Disegno.

Modello in creta divinità fluviale, Michelangelo, 1524, Accademia delle Arti del Disegno

Per il David la situazione in cui si è trovato Michelangelo è stata diversa, il blocco di marmo era già stato sbozzato anche se malamente. Michelangelo ha dovuto pensare la forma del suo David costretto dallo sbozzo esistente. E’ stato capace tuttavia di eseguire anche con queste difficoltà il suo forse più grande capolavoro.

David è il giovane eroe biblico che sfidando a duello il gigante guerriero Golia lo uccide con un sasso scagliato con la fionda e lo decolla poi con la spada, facendo vincere l’ esercito israeliano guidato dal re Saul contro quello dei Filistei.
Michelangelo lo scolpisce con ancora il sasso da scagliare, Golia è ancora vivo; nei due David di Donatello, quello in marmo e quello in bronzo, Golia è stato ucciso e la sua testa è stata mozzata, nel bronzo appare anche la spada, altrettanto in quello del Verrocchio.

Donatello, David, 1408, Bargello Donatello, David, 1440, Bargello Verrocchio, David, 1469, Bargello

La Repubblica fiorentina era guidata anche se indirettamente dalla famiglia dei Medici, che ha sempre trovato prudente evidenziare ed insistere sulla libertà dalla tirannide.
Già nel 1416 la Signoria di Firenze aveva acquistato il David di marmo che Donatello aveva scolpito nel 1408 collocandolo nella Sala dell’ Orologio di Palazzo Vecchio, simbolo di libertà contro qualunque dittatore. Ai piedi aveva scolpita la scritta Pro patria fortiter dimicantibus etiam adversus terribilissimos hostes Dii prestant auxilium, cioè Gli dèi danno sostegno a coloro che combattono vigorosamente per la patria anche contro i più temibili nemici.
Anche Cosimo il Vecchio volle per il suo cortile di Palazzo Medici in via Larga la statua di un David di bronzo per sottolineare come anche i Medici fossero fautori della libertà contro la tirannia, e la chiese a Donatello il quale scolpì un David più paganeggiante e nudo che sappiamo essere stato nel 1469 nel suo Palazzo. Quando però nel 1495 i Medici furono cacciati dalla città, il popolo che fece razzia nel Palazzo, trasportò la statua in Palazzo Vecchio come simbolo della libertà della Repubblica.

Cosimo il Vecchio, Pontormo, 1520, Uffizi

Il messaggio del David di Michelangelo era lo stesso: Dio avrebbe protetto la città di Firenze e il suo Governo Repubblicano insediato in Palazzo Vecchio da qualunque nemico della libertà.

Il David di Michelangelo è un giovane completamente nudo, ed è la prima volta dai tempi di Roma che una grande statua è stata eseguita completamente nuda.
La posa di appoggio del peso su una delle due gambe, che lascia libera l’altra come negli eroi classici in riposo, cosa che accade ai vari David, deriva dall’ arte classica e riappare anche dal piccolo Ercole simboleggiante la Forza, presente nel pulpito del Battistero di Pisa, scolpito da Nicola Pisano.

Nicola Pisano, Ercole, Pulpito del Battistero, 1260, Pisa

Quando nel 1537 Cosimo I dei Medici diventa Duca della Repubblica di Firenze, sceglie di cambiare simbolo, non più il David repubblicano, ma Ercole contro la cui forze è vano lottare.
Fa scolpire la statua di Ercole che vince Caco e, pur lasciando al suo posto il David di Michelangelo, la pone all’ altro lato della Porta del Palazzo Vecchio, il cui significato è chiaro: Dio non è più con la Repubblica, ora è Ercole, simbolo di Cosimo, e del nuovo ramo dei Medici, che comanda.

Ercole e Caco, Baccio Bandinelli, 1534, Piazza della Signoria

Ercole e Caco, Baccio Bandinelli, 1534, Piazza della Signoria